Il Cristo dell'Amiata. La storia di David Lazzaretti by Arrigo Petacco

Il Cristo dell'Amiata. La storia di David Lazzaretti by Arrigo Petacco

autore:Arrigo Petacco
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografie e autobiografie, Religione, Cristianesimo, Chiese e denominazioni cristiane
ISBN: 9788804512691
editore: Mondadori
pubblicato: 2018-05-18T16:00:00+00:00


CAPITOLO IX

L'ARRESTO

I carabinieri arrivarono all'alba del 19 agosto 1871.

Erano undici e li guidava la guardia municipale di Arcidosso, Ettore Farneschi. Attraversato il Campo di Cristo, si avvicinarono in silenzio alla casa: quattro si appostarono all'esterno per evitare eventuali tentativi di fuga, gli altri si diressero verso l'uscio e bussarono con forza. Venne ad aprire lo stesso David che indossava la solita cappa rossa. «Siate i benvenuti» disse come se fosse preparato a quella visita. I carabinieri irruppero nell'interno con le armi in pugno. Dalla camera da letto uscì la Carola con gli occhi pieni di paura. Aveva in braccio il piccolo Roberto, che in quei giorni era più ammalato del solito. Turpino e Bianca la raggiunsero poco dopo più assonnati che impauriti. Mentre Farneschi sostava sulla soglia osservando la scena con un sorrisetto maligno, i carabinieri cominciarono a rovistare dappertutto. Raccolsero opuscoli, libri, quaderni e i registri contabili delle società per farne un pacco da portare via. Poi il brigadiere si rivolse a David: «Vi dichiaro in arresto» disse. «Avete qualche minuto per prepararvi.» «Sono già pronto» rispose David, e porse i polsi ai militi affinché lo incatenassero. Poi, dopo avere rivolto qualche raccomandazione alla moglie che lo guardava impietrita con un figlio al collo e due attaccati alla gonna, seguì docilmente i carabinieri. Il gruppo percorse a piedi l'impervio viottolo che conduceva alla strada carrozzabile, poi prese posto sopra una carretta militare sulla quale già si trovavano un ufficiale dell'Arma e il delegato di pubblica sicurezza.

David rifiutò di sedersi e rimase in piedi, al centro del carro traballante, circondato da tutti quegli uomini in armi che parevano reduci da un'operazione antibrigantaggio piuttosto che da una banalissima azione di polizia. L'arresto del profeta di monte Labbro era stato ordinato il giorno prima dal tribunale di Grosseto su denuncia dello stesso prefetto della provincia, Cotta Ramusino. Da tempo, come sappiamo, le autorità locali cercavano un pretesto qualsiasi per togliere di circolazione questo scomodo personaggio, il cui attivismo religioso e sociale non aveva mancato di sollevare sospetti. Perdurava insomma la convinzione che sotto le mentite spoglie del profeta bonaccione e stravagante si celasse un furbo matricolato al servizio del partito clerico-reazionario, che mirava a provocare disordini nelle campagne per restaurare i passati governi. Il pretesto per arrestarlo lo aveva fornito proprio il «giuda» Coriolano Marcelli. Costui, o perché spinto da motivi di rancore personale o, più probabilmente, perché indottovi dai nemici di David che, ad Arcidosso, si facevano sempre più numerosi, aveva inviato al prefetto di Grosseto un dettagliato rapporto in cui accusava il suo antico maestro di oscure macchinazioni sovversive nonché di truffe e raggiri ai danni dei suoi ingenui seguaci. Sulla base appunto di questa denuncia, che il prefetto si era affrettato a consegnare all'autorità giudiziaria, il tribunale aveva ordinato l'arresto preventivo di David Lazzaretti «per istigazione a commettere disordini, per questua illecita e per frode aggravata e continuata». Affidando ai carabinieri l'esecuzione del mandato di cattura, il magistrato si era anche raccomandato che all'arresto venisse data «la massima solennità onde intimidire e scoraggiare i seguaci del ciurmadore».



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